Il traduttore universale, invenzione marziana
Come una fiaba della mia infanzia sta diventando realtà grazie all'Intelligenza Artificiale e... a mia sorella.
“Il traduttore universale, invenzione marziana
che permette di parlare con un turco od una rana…”
Questo l’inizio della canzoncina di una fiaba della serie di Fabbri Editori “Fiabe sonore / I cuccioli”. La fiaba si chiamava “Bongo, gorillino del Congo” (ne ricordo un’altra, che credo fosse sull’altro lato dell’audio cassetta, dal titolo “Lillo, il cagnolino che faceva miao, ma oggi non ci riguarda).
Ho ritrovato l’intera fiaba, come molte altre della stessa collana, in rete dopo averle cercate nei negozi, online e offline. Questo, di per sé, sarebbe già un bel post sulla tecnologia, che ci permette di conservare piccole opere d’arte come le fiabe per bambini e tramandarle. Una macchina del tempo che, per molte cose non considerate di grande valore, prima non avevamo.
Tornando al traduttore universale, se avete sentito il minuto scarso della canzoncina già sapete di che si tratta: l’invenzione di un marziano - di nome Pzgrgr - che gli permette di comunicare con la prima forma di vita che trova quando arriva sulla terra. Uno strumento che permette di tradurre da e verso qualsiasi lingua di qualsiasi specie: appunto, un traduttore universale.
Se ci pensate, nei nostri telefoni abbiamo già qualcosa di simile: le applicazioni di traduzione simultanea erano già diffuse da molti anni ma stanno diventando sempre più popolari grazie all’accelerazione di quella che conosciamo come “Intelligenza Artificiale”, un’etichetta che funziona bene per il marketing di questa tecnologia che, in realtà, non sono altro l’applicazione su larga scala, con quantità molto grandi di dati, di modelli statistici avanzati. ChatGPT e applicazioni simili, per intenderci, producono risposta statisticamente plausibili rispetto alle richieste dell’utente. Non sono in grado di “ragionare”, ma di capire quale sillaba è più probabilmente quella corretta da piazzare dopo quella corrente.
Altri modelli sono invece addestrati a riconoscere “pattern”, sequenze ricorrenti. È in questo modo che alcuni ricercatori stanno provando a interpretare il linguaggio degli animali per creare una versione “terrestre” del traduttore universale di Pzgrgr.
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